06 marzo, 2007

I know I'm lost without a place to go crazy (pt.1)

E' appena tornata la luce dopo due ore di blackout. Questo mi ha costretto a:
1. stare al freddo perchè il condizionatore era out pure lui (a shanghai non ci sono i termosifoni ma solo i condizionatori che d'inverno gettano aria calda e che funzionano ad elettricità)
2. mangiare del formaggio coi grissini per pranzo mandando a rotoli il mio piano di scaldare una pizza surgelata. ci risiamo, ebbene si. ma sto lavorando troppo e il frigo è vuoto. la pizza oggi ci stava proprio bene
3. spararmi 18 piani di scale a salire e scendere (non funzionavano naturalmente nemmeno gli ascensori). Inutile. Tutti i custodi erano riuniti in una stanzina a cazzeggiare e non sapevano cosa fosse successo nè quando sarebbe tornata la luce. E se la ridevano pure (divertentissimo).

Risalita a casa, stacco il computer, metto su il thè, affetto il formaggio e mi metto a leggere. Ultimi giorni a Hong Kong di Paul Theroux. Una cazzata. Per fortuna l'ho finito. Storia banale, raccontata in modo mediocre, con finale merdique. L'unica cosa che lo salva è che è ambientato a HK (non ci sto sotto, no, no, affatto...). Ed è anche la ragione per cui l'avevo comprato a dire il vero. Ma mi aspettavo qualcosa di più. Un romanzo non può essere costruito solo contando su una trama (che, ripeto, in questo caso faceva cadere le palle) e su delle descrizioni. Deve avere una sua poeticità. Questo mi fa capire che sto invecchiando. Non mi basta più leggere una storia, ho bisogno che la forma mentis dello scrittore si adatti alla mia. E' una perdità di elasticità o sono solo più esigente?

1 commento:

Giulia K. (aka MeiMei) ha detto...

No, non mi stupisco,sei la solita rompicazzo. Detto da una che si autocelebra sul blog puo' essere un compliemnto. Ciao tesoro