03 gennaio, 2007

ICplus 520 (perdonate la logorrea ma è un post interessantissimo)

"Il treno si è fermato. Sto scrivendo con una penna kitschissima della Peggy Guggnheim collection e mi sto ripromettendo di copiare sul blog quanto da questo oggettino meraviglioso uscirà nei prossimi minuti. Dicevo che il treno si è fermato. Sono quasi a Genova. C'è un casino di gente e io sto sfruttando l'ultima pagina bianca utile di Una vita da lettore di Nick Hornby. E' un libro che sto leggendo a intermittenza. (Cacchio siamo solo a La Spezia). Ma lo trovo veramente gradevole. Anche se è il genere di lettura che normalmente mi farebbe accozzare dopo 5 pagine. In sostanza si tratta di una raccolta di recensioni scritte da Nick per il Believer (rivista letteraria inglese, I suppose). Considerato che non ho mai letto nessuno dei titoli di cui parla e che, nella maggiorparte dei casi, non conosco nemmeno il nome degli autori che cita, tutto porterebbe a credere che sia di una noia mortale. E invece è troppo divertente. Forse mi si sta completamente fottendo il senso dell'umorismo (dopo il Capodanno passato sarebbe anche comprensibile, no Kà?). Nick Hornby è davvero brillante, racconta dei libri e contemporaneamente dei fatti suoi, prassi che andrebbe adottata sempre al momento di esprimere un giudizio. Dismettere i panni del giudice oggettivo e ammettere che, ad esempio, un libro ti ha fatto schifo perchè eri in premestruo o il tuo vicino di posto in treno tanfava di sudore da far paura. Di solito non leggo mai le recensioni. E odio anche le quarte di copertina. Nel 90 % dei casi sono scritte da cani e svelano informazioni sulla trama che non necessito di sapere. Così scelgo i libri in maniera completamente arbitraria, senza tutelarmi granchè dal rischio di farmi enculer (il francesismo l'ho aggiunto ora, NdM). Guardo (più o meno in quest'ordine):
  1. la casa editrice
  2. il titolo
  3. la foto sulla copertina
  4. il nome dell'autore (magari non lo conosco e in quel caso mi lascio ispirare dal suono o dalla forma delle lettere)
  5. la quarta di copertina (lo so, entro in contraddizione con quanto dichiarato poco fa ma di norma leggo solo le prime tre o quattro righe. e comunque procedo con cautela)
  6. il prezzo

Ho scritto troppo. ma giuro che copio. In questi giorni il blog è mortissimo. Tra una galleria e l'altra c'è un tramonto spettacolare sul mare.

...

5 minuti dopo. Scusate scusate. Ma sei ore di treno sono tante e un po' la dovete patire anche voi. Volevo solo aggiungere che Nick ora sta commentando Sabato di McEwan. Il primo libro da lui nominato che conosco e che ho anche letto, nonchè il romanzo più brutto (oggettivamente brutto) di McEwan. Nick sta riassumendo la storia del cacchio di Ian (si capisce lontano un km che ha fatto cagare pure a lui ma non lo vuole dire apertamente) e pensate di che carineria è stato capace: prima di parlare del finale scrive in STAMPATELLO ben due righe per avvertire i lettori di non proseguire se non vogliono conoscere l'esito della storia. E' o no un gentleman? Non lo posso annoverare tra i miei scrittori preferiti ma se dovessi scegliere se andare a cena con lui, Agota Kristof o Fedor Dostoevskij non avrei proprio dubbi. Avrei anche già in mente un paio di localini in cui andare (solo che uno è a Roma e uno a Shanghai... un po' un problema).

Che palle, ma è possibile avere voglia che accendano l'aria condizionata a gennaio?"

(ICplus Roma Ostiense - Alessandria, ore 16.30 circa)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Torna a Shanghai va che é meglio...e lasciami stare il McEwan che é sempre un grande. Guarda che ti ho portato tutto il dongiovanni di mozart da ascoltare con tanto di stampata della presentazione, da leggere mentre ascolti. vedi di portare anche tu qualcosa di carino da leggere e ascoltare.

madame ha detto...

Filpyyy ma ci sei!! ho già un pilone di libri pronti sulla scrivania! Anche a me McEwan piace moltissimo, per questo mi chiedo come ha fatto a scrivere quell'obrobrio di Sabato...