28 novembre, 2007

Avvicinamenti

"[...] continuavo ad avere questa visione del mondo immatura e troppo ottimista. Credevo ancora che la riconciliazione fosse possibile; inoltre, com'era lunghiero, per la mia autostima, supporre che potessi essere proprio io la persona che la portava a compimento!" (J. Coe, La pioggia prima che cada).

In relazione con il post precedente: trascuravo da troppo tempo il potere comunicativo di un romanzo. Non so se incolpare il fatto che in casa disponiamo di una rete wireless e quindi, quando si tratta di cazzeggiare, mi lascio maggiormente tentare dalla navigazione a vuoto che non da un libro; o il fatto che non ho, per ovvie ragioni, una ricca biblioteca cui attingere nè, tantomeno, una libreria decente dove trovare dei titoli che mi ispirino. Probabilmente, tuttavia, non è altro che una manifestazione preoccupante di pigrizia. Preoccupante
perchè non c'è niente al mondo in grado di ricondurmi a me stessa più di un romanzo ben scritto. L'ennesima prova che sto ancora fuggendo da me stessa?
Aspetto con ansia la pausa natalizia in Italia per rifarmi del tempo perduto. Se volete farmi un regalino sappiate (ma tanto lo sapete già) che un libro sarà sicuramente il pensiero più apprezzato ;-).

3 commenti:

Unknown ha detto...

infatti avevo quella mezzaidea...
ciao tesoro.
buona lettura!

Anonimo ha detto...

Mi pare un romanzo per "conservativi"...lo devo leggere! Comunque, al di là della pigrizia, quello che ti manca sicuramente è una Feltrinelli agghindata per le feste!

madame ha detto...

tregua censura!
Si martita, è un bel romanzo, anche se, va detto, dei meno entusiasmanti di Coe.
Ho una tale nostalgia della Feltrinelli della galleria Colonna che neanche te lo immagini. Ma rientra nel pacchetto"nostalgia romana" e, in quanto tale, va ancora lasciata da parte per un po'...

grazie gina!